Lazio

[La casa dei simboli]

Bonaria Manca

(1925-2020)

Pittura, mosaico e arazzo
Tuscania (Viterbo)

Le opere di Bonaria Manca si trovano presso la sua abitazione, un casale alle porte di Tuscania. Gli affreschi interni, deteriorati in varie parti, sono oggetto di restauro.

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Originaria di Orune, in Sardegna, a ventitré anni Bonaria Manca emigrò insieme alla famiglia a Tuscania, qui svolse l’attività di pastora. Nel corso degli anni si espresse attraverso il canto e il ricamo, tessendo abiti e arazzi in cui intrecciava ricordi d’infanzia e visioni. Iniziò quindi a comporre mosaici e a dipingere, con i colori a olio, quadri popolati da animali, figure umane e fantastiche. Dal 1997, con oli e gessetti, ripropose la sua poetica sulle pareti di casa, nelle diverse stanze, fino al soffitto. Nel 2015 la Soprintendenza ha dichiarato l’interesse culturale per il sito, individuato come studio d’artista.

La storia e l’opera dell’artista sono trattate in Roberta Trapani, Bonaria Manca e la casa dalle pareti di vento, in Gabriele Mina (a cura di), Costruttori di Babele. Sulle tracce di architetture fantastiche e universi irregolari in Italia, elèuthera 2011, pp. 77-89 e nel catalogo di Pavel Konečný e Roberta Trapani, Bonaria Manca. Rinascere ogni giorno, Olomouc 2014. Cfr. anche Pietro Clemente, Bonaria Manca, note antropologico-artistiche su una pastora-pittrice, «Palaver», 5, 2016, pp. 71-102 e la fiaba di Valentina Coccia, La pastorella dalle perle in bocca, Rapsodia 2019 (illustrazioni di Laura Riccioli). Altre fonti sono reperibili sul sito dedicato alle opere della pittrice.
Nel 2017 l’Università della Tuscia, in accordo con la Soprintendenza, ha pianificato un intervento di restauro sulle opere murali in degrado. Sulla tutela della casa cfr. Rossella Faraglia, La casa dei simboli di Bonaria Manca e il dibattito sulla sua tutela, «Rivista dell’Osservatorio Outsider Art», 10, 2015, pp. 166-171; Alessandra Acconci, La salvaguardia della “casa dei simboli” di Bonaria Manca, narratrice di miti, in Antonella Di Marzo, Lorenzo Madaro, Brizia Minerva, Tina Piccolo (a cura di), Leandro unico primitivo, Grenzi 2016, pp. 107-111. In particolare l’Associazione per Bonaria Manca ha promosso iniziative per la salvaguardia del sito, culminata con il vincolo della Soprintendenza: ha curato fra l’altro l’iniziativa L’arte di Bonaria Manca e la sua casa dei simboli. Un patrimonio da proteggere (Tuscania 2015). In Des Rives (ContemporArt, Genova, 2011) sono state esposte le fotografie della casa di Mario Del Curto, mentre quelle di Salvatore Bongiorno sono state inserite in Costruttori di Babele, un percorso fotografico nell’arte di Giovanni Cammarata, Luigi Lineri e Bonaria Manca (Museo Bilotti, Roma, 2012; Galleria Rizomi, Torino, 2013; Cathédrale de Jean Linard, Neuvy-Deux- Clochers, 2013).
Quadri di Bonaria sono stati esposti in diverse mostre collettive e monografiche, dagli anni ’80, come Le mani di Bonaria, a cura di Mario Ciccioli / Centro culturale La Pugnacara (Tuscania 1981) ai giorni nostri, es. Io che ne sapevo, a cura di Daniela Rosi (Spettacolo Aperto, Pergine, 2013).
Un ottimo strumento per accostarsi all’universo di Bonaria Manca è il documentario di Marie Famulicki, La sérénité sans carburant (Stella Productions, 2004, 52’). Altro video: L’isola di Bonaria di Luigi Simone Veneziano (VPR, 2015, 32’).

Foto: ● Salvatore Bongiorno [2010]; ●● CdB [2012]