Umberto «Renato» Bonini, già commerciante di abbigliamento, dagli anni ‘70 si dedicò alla costruzione di un proprio universo su una collina dell’entroterra, sulla scorta di una visione avuta in coma, durante un ricovero. Nei 6.000 mq di terreno, con sassi arrotondati di fiume, diede vita a un grande castello circolare, attorniato da scalinate, torri e sentieri. Sulle pareti pose una serie di volti in pietra, realizzò fontane con forme genitali e sculture, curò un giardino botanico. Con chilometri di tondino di ferro, intrecciato e dipinto, realizzò successivamente una recinzione con varie raffigurazioni e motti (anagrammi, risultati sportivi, un pentagramma, etc.), mentre negli spazi intorno alla casa-castello, creò una galassia di globi circolari, dipinti di vari colori e uniti da spirali per un’altezza di diversi metri. Realizzò anche delle sculture in legno.
L’opera di Bonini è analizzata da Cristina Calicelli, Umberto Bonini: un inno alla circolarità, in Gabriele Mina (a cura di), Costruttori di Babele. Sulle tracce di architetture fantastiche e universi irregolari, elèuthera 2011, pp. 104-112. Cfr. anche Gabriele Mina, “Altro schermo non trovo…” Antropologie della protezione, in Bianca Tosatti (a cura di), Figure della protezione, 2-30 Maggio 2010 Carpi, Castello dei Pio, Figureblu 2010, pp. 54-60.
Foto: CdB [2009]