Agostinelli, di origini abruzzesi, ha iniziato a lavorare come venditore ambulante di santini, commerciando in seguito mobili e quadri. Fin dal 1959, quando si trasferisce a Roma, ha raccolto oggetti contadini, per poi passare a una collezione onnicomprensiva, intesa a salvaguardare la cultura materiale dall’oblio. Nella propria casa ha creato un museo su tre piani cui si aggiunge uno spazio all’aperto: inaugurato negli anni ‘60, è stato riconosciuto nel 1992 dalla Soprintendenza alle Belle arti. Cimeli, strumenti musicali, 3.000 occhiali e altrettanti ombrelli, quintali di bottoni, monete, francobolli e molto altro ancora, compresa un’auto appartenuta ad Al Capone: 60.000 oggetti, frutto di raccolte e donazioni, suddivisi in 450 raccolte che invadono lo spazio e i magazzini. Per mantenersi il museo noleggia oggetti per produzioni televisive e cinematografiche.
Sull’approccio museale di Agostinelli cfr. Marco D’Aureli, Sul restauro: punti di vista. Marco D’Aureli intervista Domenico Agostinelli e Mario Turci, «AM – Antropologia Museale», 2, 2003, pp. 57-65. Documentari sulla raccolta: Domenico Agostinelli e il museo del mondo, di Lorenzo Pizzi e Vincenzo Padiglione (EtnoMuseo Monti Lepini e Terra d’ombra, 2004) e Il Custode del tempo, di Antonio Macaluso (Eidon & Palermofoto, 2009, 26’). Il museo, ricordato in varie guide e siti internet, ha avuto una sua eco mediatica ma è ancora in cerca di una sistemazione più stabile.
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