Dopo un periodo di lavoro come operaio a Milano, che ne minò la salute, Cerpelloni tornò nella natia Quinzano intorno al 1970. Ristrutturò un ex fienile del padre, costruendo il cortile d’entrata, le due terrazze superiori e un giardino pensile sul tetto. In sette anni ricoprì la facciata della casa (su tre piani) con conchiglie portate dagli amici, pietre e oggetti. Anche l’interno, oggi perduto, era decorato da conchiglie e raccolte di souvenir. L’edificio, luogo molto riconoscibile di Quinzano, è noto anche come «Casa de le Bogonele».
La storia del sito è narrata da Giada Carraro, Angelo Cerpelloni. La Casa de las Conchas, «Bric-à-Brac», 5, 2013, pp. 224-232. L’articolo è riproposto sulla pagina Bric-à-brac Italia, dove la studiosa racconta il suo incontro con la vicenda. La casa di Cerpelloni è ricordata in Gabriele Mina (a cura di), Costruttori di Babele. Sulle tracce di architetture fantastiche e universi irregolari, elèuthera 2011.
La Soprintendenza per i beni architettonici non ha rilevato i termini per una tutela, riconoscendo tuttavia una tipicità della casa rispettata dai lavori di restauro.
Foto: Igor Novelli [2007; 2011]