Luciano Giulio Rancilio, muratore, una volta andato in pensione nel 2000, cominciò a scolpire il cemento e a collocare le sue creazioni nel giardino di casa. Si conta una trentina di sculture in cemento dipinto, a grandezza naturale: una donna a cavallo, una scimmia, un autoritratto in Vespa, una Alfa Duetto rossa… Da un lato compaiono soggetti religiosi; le pareti sono decorate con murales. Tutto si fonda sul criterio di verosimiglianza e sui riferimenti ai grandi della pittura, che traeva dai comuni fascicoli in commercio di storia dell’arte. In casa realizzò un grande murale ispirato all’Ultima Cena leonardiana, con i volti dei grandi pittori al posto dei protagonisti.
Una mia intervista all’autore compare in Gabriele Mina (a cura di), Costruttori di Babele. Sulle tracce di architetture fantastiche e universi irregolari, elèuthera 2011. Rancilio disegnò per molti anni: i suoi dipinti e i suoi carboncini – che mostrò in qualche esposizione locale – ritraggono soggetti religiosi, animali, volti.
Foto: CdB [2011; 2015]