Penzo ha lavorato presso l’ospedale di Chioggia come barelliere, dedicandosi nel tempo libero alla pittura e alla fotografia. Dal 2002 al 2011 ha alloggiato a Adria, presso Villa Papadopoli, messa a disposizione dalla famiglia Altoè (proprietaria del vicino autodromo). Qui riempì quattordici stanze con collage e assemblaggi di oggetti vari: giornali, giocattoli, televisori, maschere… L’installazione è stata smembrata dai proprietari, ufficialmente per ragioni di sicurezza. Oggi l’artista continua a raccogliere, acquistare e modificare oggetti per popolare il suo appartamento.
A questo artista, di difficile collocazione, sono state dedicate alcune piccole mostre a Chioggia, in particolare Libertà come arte (nel novembre 2011, presso la chiesetta di S. Martino), con la realizzazione di un video e un catalogo di difficile reperibilità. Gli unici eventi culturali cui partecipa volentieri sono quelli di beneficenza. Sull’installazione a Villa Papadopoli due testi di Enrica Bruno: Dietro una maschera. Il mondo di Attilio Penzo, «Rivista dell’Osservatorio Outsider Art», 1, 2010, pp. 37-47 e Ogni cosa ha una storia dietro da raccontare. Intervista ad Attilio Penzo, in Gabriele Mina (a cura di), Costruttori di Babele. Sulle tracce di architetture fantastiche e universi irregolari in Italia, elèuthera 2011, pp. 155-158; Gabbris Ferrari, Libertà come arte. Attilio Penzo a villa Papadopoli, «Rem», 3, 2011, pp. 90-93.
Foto: ● Enrica Bruno [2011]; ●● Giada Carraro [2013]