Stupino, da quando aveva quattordici anni, si era dedicato alla cura costante della sua opera: un campanile alto circa 1.70 metri sul bordo della strada. Era fatto di semplice fanghiglia, presa da un laghetto vicino, sul modello del campanile di Roddino, e necessitava di un quotidiano restauro. Per proteggerla dalle intemperie era stata ancorata a una base di cemento e coperta con un telo di plastica.
La storia del campanile è raccontata da Daniela Rosi, Antonello dei campanili, in Gabriele Mina (a cura di), Costruttori di Babele. Sulle tracce di architetture fantastiche e universi irregolari in Italia, elèuthera 2011, pp. 198-199. La stessa Rosi ha esposto in alcuni eventi alcuni campanili più piccoli di Stupino, in terracotta.
Foto: Mario Dellapiana [2003]