Santamaria, noto come «zio Sarino», fece il cavatore di tufo, il marinaio, il muratore. Negli anni ‘70, ispirato dalla forma dei legni trovati sulla spiaggia, iniziò a scolpire gli scogli e il tufo: in particolare teste e animali che poneva ovunque, sopra i muretti o le cassette postali. La sua casa, in via Foscolo, è ancora oggi riconoscibile per le piastrelle di ceramica colorata. Aveva un laboratorio vicino all’imbarco e amava donare le sue opere ai turisti.
L’opera di Santamaria è analizzata in Eva di Stefano, Irregolari. Art Brut e Outsider Art in Sicilia, Kalós 2008. Rachele Fiorelli ne ha seguito le tracce a Favignana: cfr. Nel giardino segreto di Santamaria, «Rivista dell’Osservatorio Outsider Art», 2, 2011, pp. 26-35; La storia di Rosario Santamaria. Status degli studi e proposte di intervento, in Antonella Di Marzo, Lorenzo Madaro, Brizia Minerva, Tina Piccolo (a cura di), Leandro unico primitivo, Grenzi 2016, pp. 129-133; Anima pietra. Sulle tracce di Sarino Santamaria, «Rivista dell’Osservatorio Outsider Art», 14, 2017, pp. 174-181, su un progetto di valorizzazione dell’associazione OutArtLab.
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